Musica
Sotto i tavoli ci ho visto far l’amore al pianobar di Susy.
Luciano Scarano

Ma che ne sai se non hai fatto il pianobar

“Sotto i tavoli ci ho visto far l’amore al pianobar di Susy…”, cantava all’inizio degli anni ’80 Eduardo De Crescenzo, una delle più belle voci italiane di allora che proprio nei pianobar ha intrapreso la professione di cantante. Magari non era proprio così, ma le serate nei pianobar mantenevano sempre la promessa di momenti divertenti e incontri interessanti.

Al centro di una sala, a volte anche minuscola come quella del Mini Club di Roma,  a due passi da via Veneto, faceva bella mostra di sè il pianoforte a coda, indispensabile oggetto di arredamento prima ancora che strumento musicale. Intorno al piano erano sistemati quattro o cinque sgabelli, sui quali prendevano posto i più fortunati, di solito le più fortunate, illuminati a malapena dall’immancabile lampada con il paralume in stoffa che pendeva dal soffitto appesa ad una corda. Un cameriere svelto, attento e cordiale curava le pubbliche relazioni servendo cocktail accompagnati da noccioline americane, il barman era un confidente molto richiesto.

Al centro dell’attenzione c’era lui, il pianista di pianobar. Non esistevano ancora le moderne tastiere elettroniche in grado di riprodurre basi musicali o accompagnamenti automatici, le canzoni venivano eseguite al pianoforte con l’ausilio di una batteria elettronica e un microfono. Altri microfoni comparivano all’occorrenza per cantanti e coristi improvvisati.Il repertorio era vastissimo, si andava dagli ultimi successi alla musica degli anni sessanta e settanta, da quella sudamericana ai classici americani evergreen. Molto Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Pino Daniele e Renato Zero per cantare tutti insieme. A volte un brano raggiungeva improvvisamente un successo tale da non poter essere ignorato e veniva eseguito più volte durante la stessa sera, salvo poi essere dimenticato da tutti e mai più richiesto. Per brevi periodi le mode hanno portato ventate di novità destinate però a fugaci apparizioni finite poi nella memoria di ascoltatori dal palato fine. Fabio Concato con i suoi piccoli capolavori, Sergio Caputo con il suo swing particolarmente adatto ad essere eseguito al pianoforte, ed altri artisti meno prolifici come Marco Ferradini (“Prendi una donna, dille che l’ami, scrivile canzoni d’amore…”) e Gianni Togni (“E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’”).

Voce e tecnica musicale non potevano mancare, ma le doti indispensabile per un pianista di pianobar di successo erano la simpatia e il riuscire a coinvolgere il pubblico in canti e balli. Il pianobar non era un luogo dove ascoltare concerti, spesso rappresentava la zona nobile delle grandi discoteche dove continuare a divertirsi in piena spensieratezza. A fine serata capitava di vedere distinti professionisti con la cravatta allentata cantare a squarciagola “O surdato ‘nnammurato” o “Azzurro” di Celentano.

A volte gli artisti si esibivano in coppia, come i seguitissimi Antonio e Marcello, ai quali probabilmente si deve la trasformazione della professione di musicista in quella di animatore. Bravissimo era Sergio Cammariere, che si esibiva in coppia con un collega e poteva vantare in repertorio brani suggestivi che richiedevano eccellente preparazione. Altri nomi noti di quegli anni erano Stefano Palatresi e Rita Forte, i più assidui nottambuli ricorderanno, tra gli altri, Luciano Bruno, Guido Morgavi e Alberto Laurenti, alcuni associeranno il mio nome a qualche locale della capitale.
Qualcuno ha individuato la causa in tangentopoli, che ha prosciugato le tasche dei clienti più facoltosi, alle nuove generazioni disabituate ad apprezzare quel genere di promiscuità e divertimento o alla qualità della musica di oggi che non si presta ad essere eseguita da un singolo artista e cantata da tutti: certo è che il pianobar come esisteva negli anni ottanta non ha più trovato luoghi e adepti per potersi esprimere. Ospitare oggi un pianoforte a coda in un locale notturno è sempre più difficile e quelle rare volte che capita di vederlo non c’è nessuno che sappia utilizzarlo per divertire il pubblico. A differenza di allora ci sono oggi molte band che si esibiscono dal vivo con musicisti ben preparati ed è certamente interessante andare ad ascoltare gruppi funky, rock, pop e persino reggae, ma quell’atmosfera di goliardica complicità che si respirava allora nei pianobar è definitivamente sepolta nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di assaporarla.

Luciano Scarano

Musicista cantante professionista negli anni '80 e '90, si occupa da tempo di software e web marketing, collaborando con importanti aziende nella progettazione e realizzazione di programmi, portali e siti web. Anche se l'impegno di questi ultimi anni non lascia molto tempo libero, coltiva ancora la sua passione per la musica, in particolare per quella italiana dagli anni '40 agli anni '60, suonando il pianoforte e scrivendo articoli sul nostro magazine. Dobbiamo a lui la progettazione e la realizzazione del nostro portale LN-International.

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