Arte e cultura
Elio Tosti presenta presso la Borgo Pio Art Gallery di Roma la su personale “Le Porte” .
Sergio Ferroni

L’ artista Elio Tosti presenta la mostra personale “Le Porte” .

In qualunque linguaggio, ogni atto creativo è anche il varcare una soglia. Può senz'altro nascondere tranelli, come ci insegna Yves Bonnefoy in “Nell'insidia della soglia”.  Ma senza il suo attraversamento non ci sarebbero un prima né un dopo, nella creazione dell'opera come nella sua fruizione.   Non avrà assunto sostanze psicotrope Elio Tosti dipingendo le sue Porte, come quando Aldous Huxley scriveva il suo celeberrimo  “Le porte delle percezione”.  Ma tant'è, il riferimento è forte e ignorarlo altro non sarebbe che una forzatura.  Di certo ha ascoltato tanta musica (anche i Doors, viene da chiedersi?), da sempre se ne lascia accompagnare mentre lavora, facendone il sottofondo costante di un quarantennio univocamente dedicato alla pittura, lungo un percorso medianico dove l'artista diventa lui stesso il vascello - a volte il grimaldello perfino - di una percezione.  Prova ne siano le opere qui raccolte, i lavori più recenti in ordine cronologico del pittore romano, dove ancora una volta siamo presi per lo sguardo e gettati nell'esperienza rivelatoria della visione.  Rappresentano il punto di arrivo di una ricerca febbrile e indefessa, cominciata da adolescente con gli ormai lontani studi all'Accademia delle belle Arti di Roma sotto l'importante ala formativa di Sandro Trotti,  che Tosti tiene particolarmente a menzionare:  "dopo aver visto miei primi lavori figurativi, Trotti mi esortò subito ad ispirarmi ad altri artisti*.  Erano gli esordi di un percorso che avrebbe avuto, una volta superata la fase magistrale dell'astrattismo geometrico dei Mondrian e del dripping dei Pollock, la feconda tensione fra formale e informale come suo centro di gravità. E qual è la funzione precipua di queste opere se non quella di varco, di accesso, d'ingresso?  Contrappunto della funzione primigenia del quadro come finestra su un'immagine più o meno figurale, esse introducono a qualcosa verso cui soltanto l'interiorità dell'autore è in grado di ricondurci.  Le forme fluide, "biodinamiche" di queste opere evocano l'energia cinetica di un universo instancabile. Quasi tutte partono essenzialmente dall'intervento astratto all'interno di una tela divisa da confini geometrici. Sono il racconto di immaginifici flash attraverso l'incursione informale di una linea e l'uso delle campiture, che Tosti dispensa generosamente per creare una vibrazione/tensione con lo sfondo attraverso la quale - ci si passi il gioco di parole - la forma prende forma. Misurandosi di volta in volta con l'infinita potenzialità del caso - carico com'è di promesse e minacce - Tosti accompagna la figura lungo una strada che la riporta lì donde era partita.

Per questo il suo è un percorso sciamanico, dove artista e medium acquisiscono poteri e funzioni divinatorie in modo non dissimile da celebrati stregoni dell'arte come Kandinsky, Beuys, e ovviamente Jim Morrison. soprattutto, è un percorso che ribadisce la fede dell'autore nella veggenza della poesia, intesa nel suo senso forte di rotors, che osa dire l'ancestrale in un idioma forse anche involontariamente sospinto nell'attuale, non privo com'è di riferimenti grafici e digitali pur restando saldamente ancorato a tecniche miste. Tutto questo non sarebbe stato forse possibile senza l'attraversamento da parte di Tosti del mare magnum della controcultura sociopolitica di un'Italia prossima al riflusso degli anni Ottanta e che reagiva in maniera uguale e contraria alla stagione precedente dell'impegno e delle lotte quasi volendosene vergognosamente discolpare. E se si aguzza, per una volta, l'orecchio, da dietro queste Porte echeggiano gli allarmi della subcultura Beat come di quella del Settantasette, che inutilmente ci ammonivano dei pericoli che questo lugubre inizio di XXI secolo puntuale avrebbe maturato.  Attraversiamole dunque, ma senza chiudercele alle spalle. Quelli che verranno dopo di noi meritano di poterle varcare a loro volta.

Dal 17 al 24 febbraio, presso la Borgo Pio Art Gallery – Via Degli Ombrellari 2 - Roma

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