Arte e cultura
“Somnium” è cronologicamente la quarta opera da quando l’autore Bruno Scapini ha intrapreso la sua avventura letteraria addentrandosi nella narrativa fantapolitica
Sergio Ferroni

“Somnium”: Un romanzo dalle profonde riflessioni

Foto Cover: da sinstra, Marina Pratici, Bruno Scapini, Remo Ruffini

Somnium”, quarto romanzo pubblicato dell’Ambasciatore Bruno Scapini all’esito della sua carriera diplomatica,  è stato introdotto al pubblico per la prima volta a Roma da Marina Pratici, noto critico letterario di fama nazionale e internazionale, nonché poetessa, saggista e ambasciatrice della cultura italiana nel mondo.

                Quanto all'aspetto  letterario del romanzo, la Pratici  ha definito l'opera di Scapini di particolare alto profilo, non solo per lo stile avvincente cui l'Autore ricorre nell'accattivarsi l'attenzione del lettore, ma anche, e soprattutto, per i tratti della narrazione informati ad un uso quanto mai originale e di effetto dei termini significanti utilizzati.  L’altro relatore di rilievo che ha parimenti introdotto le tematiche di “Somnium”,  ovvero lo spazio cosmico, è stato il fisico di fama internazionale Prof.  Remo Ruffini,  direttore  dell’ICRANet (International Centre for Relativistic  Astrophysics Network) che nel suo intervento si è soffermato, con dovizia di interessanti particolari, sugli aspetti più prettamente scientifici dell'opera.

Bruno Scapini, dopo una lunga carriera diplomatica conclusasi con l’incarico di Ambasciatore in Armenia, scopre la sua prolifica  vena letteraria   molto  apprezzata dal pubblico come  testimoniato dalle tante giurie letterarie che dall'inizio di questa sua nuova attività, gli hanno attribuito prestigiosi premi e riconoscimenti. 

“Somnium”,  ultimo suo  romanzo di fantapolitica, nasce da un sogno di gioventù  dell’autore, quello di poter diventare egli stesso un astrofisico e magari anche astronauta per via di una passione  mai sopita per la fisica e i misteri dell'Universo.  Il titolo dell'opera non è tuttavia casuale in quanto richiama quella che Carl Sagan e Isaac Asimov hanno definito come prima vera opera di fantascienza, oltre a costituire  il primo vero trattato sull’astronomia lunare. Si tratta del breve  racconto  in lingua latina  intitolato appunto “Somnium” scritto da Giovanni Keplero nel 1609 in cui si narra di un giovane islandese figlio  di una strega che scopre un’isola chiamata da un demone col nome di  Levania, ovvero la Luna. Questo libretto di fantasia, pubblicato postumo dal figlio di Keplero, Ludovico, era finalizzato ad incentivare la comprensione del passaggio dalla teoria tolemaica alla visione  copernicana  del sistema solare e delle  sue leggi planetarie.  Ma troviamo anche un altro richiamo biografico sul titolo del romanzo che è il racconto di Marco Tullio Cicerone del 54 a.C. arrivato a noi di fatto come un'opera a sé stante  che nelle intenzioni dell'autore era semplicemente una parte del sesto libro del suo trattato, il “ De re publica”,  “Somnium Scipionis”.  Un'opera in cui si  trattano  temi di contenuto filosofico-mistico come l'immortalità dell'anima, il premio ultraterreno destinato ai grandi uomini politici benefattori della patria e  l'esistenza di un aldilà.  L'autore di “Somnium”  ci parla dunque della fisica come di un privilegiato strumento di osservazione  del mondo conosciuto, e conduce tale scopo come in un sogno, in una illusione o addirittura in una trasfigurazione sensoriale come vissuta dal protagonista del romanzo, Timothy Sanders. Convinto sostenitore della necessità che l'Uomo debba prima o poi cercarsi un'altro luogo nel cosmo dove poter sopravvivere alla fine di questa nostra stella.  Da questa sognante osservazione basata sull’esperienza  umana  di contatto con il cosmo, Bruno Scapini  giunge presto ad esprimere l’ inquietante premonizione  di una militarizzazione dello spazio  quale luogo dove far muovere in un futuro non molto lontano la prevedibile competizione tra le superpotenze per il dominio sul mondo. Benché in forma romanzata, l’analisi  muove da tre punti di osservazione concreti: la conoscenza dell'Universo per svelarne gli arcani misteri irrisolti, l'uso dello spazio per sperimentare nuove tecniche di guerra e il controllo dello spazio e dei suoi corpi celesti per finalità economiche di sfruttamento.  Proprio su questi punti interviene l'autore con l'intento di  puntualizzare lo stato dell’arte della normativa sullo spazio, e lo fa richiamando il Trattato  del 1967 sottoscritto  da pochissimi paesi ed il Trattato sulla Luna del 1979 che non vide alcune sottoscrittore, anzi, nel 2020 gli Stati Uniti – precisa Scapini - inserirono una clausola al trattato del 1967 che consentisse l’utilizzo dello spazio a livello economico. E visto  che anche la Turchia e l’Iran hanno manifestato il proprio interesse a partecipare al Trattato, la cautela – aggiunge l'autore - diventa essenziale.

Su queste premesse è il  professor Ruffini che contribuisce alla comprensione delle problematiche cosmiche. Nel ricostruire il proprio percorso accademico e di ricerche, lo scienziato, cha ha al suo attivo 800 pubblicazioni scientifiche, ha parlato di stelle bosoniche, di lampi gamma e di buchi neri. Ma ciò che più colpisce dell'attività di Ruffini è il suo contributo alla conoscenza dei “buchi neri”, e richiama al riguardo la sua pubblicazione dal titolo “Introducing the black holes” in cui per la prima volta  si iniziava a parlare di tali strani fenomeni  narrando anche il divertente aneddoto, certamente più facilmente fruibile per i francofoni,  circa l’imbarazzo generato al momento della traduzione del testo nelle varie lingue quando fu il caso della versione in francese appunto!  Il noto fisico ha ricordato anche la figura di Eugene Wignar il famoso fisico collaboratore di Einstein il quale soleva apostrofare di fronte a nuove  teorie con la nota frase “molto interessante, se fosse vero” (very interesting if true). Ma fu proprio in quell’ambiente di lavoro ed in quel periodo che il gruppo di studio del professor Ruffini  formulava la teoria sui buchi neri  che solo 10 giorni dopo Steven Hawking, il noto fisico inglese recentemente scomparso, enunciò ufficialmente attraverso la loro stessa equazione. Ricorda il professor Ruffini l’invito a cena ricevuto dal fisico inglese come un’esperienza inebriante anche per la meticolosità per i dettagli come quella che aveva riguardato la scelta dei formaggi offerti  dal fisico inglese nella propria abitazione insieme alla famiglia.   Nel 2017 poi – racconta sempre Ruffini - in base alle equazioni sulla metrica di Kerr, si generarono diverse opinioni sulle formule giungendosi tuttavia alla conclusione che quando una stella finisce (o muore) essa ha ancora a disposizione il 50% della  massa di energia posseduta durante la sua attività e che questa può essere portata fuori dal buco nero.  Ci si trova dunque davanti a sorgenti di energia cosmica enormi ma a che pro? Queste sono effettivamente molto distanti dalla terra e quando il loro segnale vi giungesse – spiega il Direttore di ICRANet - lo farebbe con la forza di una bomba atomica. La loro distanza è di miliardi di anni luce ma nessuno scontro avviene nel cosmo in quanto le stelle sono distribuite secondo debite distanze nell’equilibrio cosmico, distanze  che lo scienziato definisce “democratiche”.

  L’illustre scienziato ha poi messo in luce la condizione attuale della fisica i cui progressi nella conoscenza non viaggiano più su tempi di decenni come avveniva fino a qualche tempo fa, basti pensare agli studi sulle onde radio le cui determinazioni a livello globale si misuravano con scarti di quella durata da un polo di studio ad un altro, ma avviene attualmente su tempi brevissimi forse di giorni se non di ore.  A questo proposito, nel sottolineare la valenza universale degli studi accademici ha ricordato  quanto deprimente sia stata l’iniziativa del rettore dell’Università La  Sapienza di  voler eliminare  il famoso muro con  2000 firme autorevoli, fra le quali quella di Riccardo Giacconi, premio Nobel per la Fisica nel 2002 per via del suo lavoro pionieristico nel campo dell’astronomia a raggi X che il professor Ruffini anche conobbe. In questo interessante dialogo letterario e scientifico si inserisce appunto la visione romanzesca di Bruno Scapini il quale dispone i personaggi che popolano la sua opera su diversi piani dell’esistenza, da quello romantico sentimentale, a quello imprenditoriale, da quello sociale a quello politico-militare, cosa che fa con forte chiarezza di vedute, non solo; ma anche con grande sensibilità di approccio al contempo districandosi anche nel linguaggio parlato fra i diversi stili letterari che caratterizzano i personaggi con agevole armonia così che la sua visione profondamente umana del mondo ne rimane esaltata al punto da suscitare  la commozione  anche dell’autore stesso. Un’opera, “Somnium”, che fa dunque riflettere e  che deve far riflettere in un' epoca storica in cui i profondi e continui  cambiamenti  geo-politici spinti anche da una tecnologia in incessante sviluppo devono essere sostenuti da un impianto di valori e di prospettiva comune senza i quali l’essere umano  potrebbe rischiare di compromettere irrimediabilmente il proprio futuro. Il romanzo verrà prossimamente presentato anche nella città di Trieste, nota sede di istituzioni scientifiche avanzate, sotto il patrocinio del Club per l'Unesco di Udine.

                Manuela Lascaris

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