Arte e cultura
Sergio Ferroni
Mostra The Academia Belgica in Rome 1937-1939.
L’invito del 9 novembre, all’apertura della Mostra The Academia Belgica in Rome 1937-1939. A Singular Belgian-Italian Work of Art era irrinunciabile: nella Biblioteca, si conserva una significativa porzione dei libri di Henri Pirenne, donata dal figlio del grande storico belga, Jaques, nel 1953. A scegliere l’Ing. Gino Cipriani (1890-1972) per disegnare la struttura dell’Accademia, fu, nel 1935, poco prima di morire, proprio Pirenne; l’Architetto brussellese Jean Hendrickx-Van den Bosch (1890-1961) si occupò invece degli interni. La Mostra, fruibile sino al 9 gennaio, offre, per la prima volta, una ricognizione in situ del design, assai preservato, dello stesso Van den Bosch e della storia dell'edificio (unico nel suo genere, a combinazione italo-belga, di modernismo e art deco), eretto tra il ‘37 e il ’39, sulle balze di Valle Giulia, di fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. A prima vista, i profili del compendio, che svetta nel verde in accattivante cromia bianco-beige, appaiono semplicissimi, quasi austeri, pur investendo una superficie di oltre 1.000 mq. Ma, chi incede dalla hall luminosa al piano superiore avverte, dalle linee di fuga in ascesa, il fascino confortevole dello splendore dei marmi, verdi, bianchi e neri, sublimato dal minimalismo squisito delle trame senza tempo in legno del Congo (allora) belga, o dalle finiture chef d’oeuvre dei metalli smerigliati. Una cifra upperclass di understatement pariolino testimoniata anche nel pregevole The Academia Belgica in Rome. Building for the Arts&Sciences in the Eternal City, stampato per la circostanza da Mercatorfonds: vi compaiono, così come esposti in mostra, le foto d’epoca, i documenti, i disegni, le planimetrie, nonché le istantanee dei mobili realizzati da ebanisti per Van den Bosch o commissionati a marchi italiani d’eccellenza quali Bega, Liporesi, Cavatorta, Venini. In più scatti, è ritratta pure la Principessa di Piemonte, charmantee a suo agio nel clima elegante di casa: Maria Josè del Belgio presenziò, infatti,con Umberto di Savoia, che aveva sposato da nove anni, alla cerimonia d’inaugurazione dell’Academia, l’8 maggio 1939: due settimane prima, quindi, della firma, a Berlino, del Patto d’Acciaio con cui i firmatari, la Germania di Hitler e l’Italia di Mussolini, s’impegnavano a soccorrersi in caso di conflitto. Le autorità belghe indossavano l’abito civile da cerimonia. Il Principe di Piemonte e il Ministro italiano della cultura nazionale, Giuseppe Bottai, intervennero in divisa. Uno splendido marmo del Maestro toscano Antonio Berti (autore, tra l’altro, della Pattuglia di Carabinieri nella tormenta, allocata, in rifusione postuma, nel Giardino di Sant’Andrea al Quirinale), che la ritrae a quell’età, accoglie i visitatori della Mostra, ricordando lo spirito filantropico della Regina di Maggio, legato all’Academia Belgica sin dalle nozze celebrate nel nostro Paese e sempre sostenuta quale Centro internazionale per la Storia, le Arti e le Scienze, dove sono accolti, in residenza, ricercatori e artisti belgi che raggiungano Roma per vivere in Italia.
di Pietro, Alberto Lucchetti
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