Arte e cultura
La Galleria La Nuvola di Via Margutta presenta la personale dell’ artista Paolo del Gallo di Roccagiovine “Butterfly Effect“
Sergio Ferroni

Butterfly Effect

La Galleria La Nuvola di Via Margutta è lieta d’ospitare, martedì 14 ottobre 2025 alle ore 18, la personale di Paolo del Gallo di Roccagiovine (Roma, 1995), a cura di Alice Falsaperla e con l’intervento critico di Elio Pecora. L’evento è inaugurato in occasione della Notte Bianca, iniziativa indetta dall’Associazione Via Margutta, che patrocina l’evento insieme al Comune di Roma Capitale. Dal titolo “Butterfly Effect”, la mostra pone come fulcro il tema della farfalla, simbolo universale di metamorfosi, fragilità e rinascita.

L’ artista romano propone negli spazi storici della Galleria, fino al 28 ottobre, un corpus di lavori che intreccia la pittura su tela agli interventi su clessidre, specchi e cornici antiche, creando un microcosmo in cui coesistono paesaggio, memoria e ornamento. «Ogni farfalla non è solo espressione delle sfaccettature presenti in natura, ma di una possibile connessione tra culture ed epoche. Ci ricorda che anche il gesto più piccolo può generare conseguenze immense», spiega l’artista.

Lo spazio della Galleria diviene, così, un eco-sistema visivo dove il gesto pittorico dell’artista contamina e abita gli oggetti antichi che recupera, dando vita a reliquie contemporanee. Qui, il pubblico avrà la possibilità d’assistere, parallelamente alle opere, a una performance in situ, secondo la tecnica del trompe-l’oeil. Si tratta di una manifestazione raffinata che, tramite l'illusione tridimensionale, cattura il concetto d’effimero, riflesso nel tempo e nella natura.

Le creazioni dell’autore si fanno documentazione poetica di un cimelio dell’istante, di una bellezza che permane pur nella sua transitorietà. Tra le speranze quella di far nascere, di fronte alla delicatezza, un nuovo sentimento di protezione e passione verso l’ambiente. Si tratta di uno stile capace di lambire temi legati alla conservazione sia culturale sia naturale, coniugando sacro e profano, tramite un susseguirsi di veri e propri memento mori.

Non vi è alcun avvertimento dell’agguato di “un’eterna presenza di non esistenza”, bensì una celebrazione della caducità; uno scorgere la bellezza in un battito d’ali, lì dove la vita si consuma nel momento stesso in cui inizia.

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