Turismo
Visitare Varsavia, Cracovia, Poznan, Breslavia e Danzica seguendo le orme delle loro leggende significa scoprire un volto diverso della Polonia
Roberto Dionisi

Draghi, sirene e capretti: sulle tracce delle leggende polacche

La Polonia è una terra che incanta non solo per le sue città d’arte, i paesaggi naturali e le tradizioni, ma anche per le sue leggende popolari che da secoli accompagnano la vita dei suoi abitanti e che ancora oggi si intrecciano con la realtà quotidiana. Racconti antichi che, tramandati di generazione in generazione, hanno plasmato l’immaginario collettivo e oggi vivono ancora nelle statue, ponti, orologi e fontane che nascondono storie curiose e personaggi fantastici: draghi che sputano fuoco, sirene combattive, capretti dispettosi e divinità che trasformano monete in polvere d’oro.

Visitare Varsavia, Cracovia, Poznan, Breslavia e Danzica seguendo le orme delle loro leggende significa scoprire un volto diverso della Polonia: un viaggio divertente e sorprendente, ideale per le famiglie ma anche per coloro che desiderano visitare le città polacche con uno sguardo diverso, dove la fantasia si intreccia con la realtà, in un percorso tanto curioso quanto affascinante, tra mito e realtà.

La Sirena di Varsavia e le origini della città

Protetta da una figura femminile armata di scudo e spada, Varsavia deve la sua leggenda fondativa a una sirena. Si racconta che, nuotando dal Baltico lungo la Vistola, la creatura rimase affascinata dalla bellezza della città e decise di stabilirsi sulle sue rive. Rapita da un mercante senza scrupoli, fu salvata dai pescatori, ai quali promise eterna protezione. Oggi la Sirena la si può vedere ovunque: nello stemma cittadino, nelle statue della Città Vecchia Patrimonio UNESCO, lungo il fiume e persino nei mosaici e nelle lanterne che decorano le vie.

La nascita di Varsavia è avvolta da racconti che intrecciano mito e storia. Tre sono le versioni più diffuse, tutte accomunate dal legame con la Vistola e dal senso di ospitalità che ancora oggi contraddistingue la capitale.

C’è chi narra che due pescatori, Wars e Sawa, accogliessero e aiutassero chiunque avesse bisogno ed è così che attorno alla loro capanna nacque un villaggio che prese il nome di Warszawa. Un’altra leggenda racconta invece che Sawa non fosse una donna, ma una sirena, liberata dalle reti del pescatore Wars; i due si innamorano e si stabilirono lungo le rive del fiume e nacque così un villaggio che con il tempo prese il nome di Warszawa, cioè Varsavia. In una terza versione, si dice che un principe, smarrito durante una battuta di caccia, trovò rifugio presso una capanna lungo la Vistola dove viveva una donna con i suoi due figli, Wars e Sawa. Colpito dalla loro ospitalità, decise di aiutare la famiglia a costruire una nuova casa e lì nacque il primo nucleo abitato che, secondo la leggenda, prese il nome proprio dai due bambini: Warszawa, l’attuale Varsavia.

Il Drago di Wawel e il cavaliere Lajkonik, a Cracovia

C’è un drago che per secoli ha fatto tremare Cracovia. Si dice che vivesse in una grotta sulla collina dove oggi si erge il Castello Reale di Wawel e che terrorizzasse gli abitanti, fino a quando non fu sconfitto con l’astuzia da un giovane calzolaio, di nome Dratewka. Oggi la sua leggenda rivive nella statua di bronzo che sputa fuoco davanti al castello, simbolo che fa brillare gli occhi dei bambini ma affascina anche i grandi, grazie all’installazione interna che sembra davvero sputare fuoco. Le tracce del drago si ritrovano però anche in altre zone della città: sul Tumulo di Krakus, nelle decorazioni della cattedrale, nei racconti che da secoli alimentano l’anima di questa città Patrimonio UNESCO e nelle piccole statuette di bronzo sparse per la città (che ricordano gli gnomi di Breslavia).

Cracovia non dimentica però il Lajkonik, figura leggendaria che ricorda le incursioni tartare del XIII secolo. Secondo la leggenda, un umile fiumarolo del quartiere di Zwierzyniec avrebbe indossato le vesti di un guerriero tartaro sconfitto e, cavalcando un cavallo finto, guidò la popolazione in una parata di vittoria. Da allora, ogni anno, nel giovedì successivo al Corpus Domini (a giugno), il Lajkonik percorre le vie della città con il suo costume colorato e la lunga barba nera, danzando tra la folla e portando fortuna a chi riceve un colpo del suo scettro dorato.

I capretti di Poznan e il cornetto di San Martino

Due capretti che si rincorrono e si urtano ogni giorno alle 12 sulla torre del Municipio sono tra i simboli più amati di Poznan. La leggenda narra che un cuoco, per rimediare a un pranzo non riuscito, tentò di cucinare due capretti rubati, ma gli animali, più furbi di lui, riuscirono a scappare e si arrampicarono sulla torre, iniziando a darsi testate davanti alle autorità cittadine radunate per osservare l’istallazione dell’orologio in una delle finestre del Municipio. Da allora, ogni giorno a mezzogiorno, i capretti escono dall’orologio e ripetono il loro buffo “duello”.

Non tutte le leggende però nascono da draghi o sirene. È il caso del celebre cornetto di San Martino (tutelato dal marchio IGP), oggi simbolo inconfondibile di Poznan. La storia racconta che, alla vigilia della festa del patrono della città, il parroco invitò i fedeli a compiere un gesto di carità verso i più poveri. Quella notte, un pasticcere del luogo sognò San Martino a cavallo del suo destriero bianco e decise di creare un dolce che ricordasse la forma del ferro del cavallo. Nacque così un cornetto sontuoso, ripieno di semi di papavero, frutta secca e mandorle, distribuito ai bisognosi come dono di speranza e che, ogni anno l’11 novembre, viene celebrato in occasione di San Martino.

Il capretto di Lublino, simbolo di giustizia

I capretti non sono protagonisti soltanto delle leggende di Poznan: anche a Lublino questo piccolo animale è al centro di un racconto affascinante, divenuto parte integrante dell’identità cittadina. Si narra che, molti secoli fa, un giovane pastore venne accusato ingiustamente da un ricco nobile di rubare cavoli dal suo orto e decise quindi di portare il suo capretto davanti ai giudici cittadini. Durante il processo, l’animale si liberò e saltò sul banco dei giudici, facendo ridere tutti e smascherando la falsità delle accuse.

Da allora il capretto è diventato un simbolo di protezione e di verità, la cui immagine si può ammirare nello stemma e nelle tradizioni locali, ma si possono anche incontrare tante piccole statue di bronzo disseminate per la città, che rappresentano il capretto in diverse pose e situazioni. Sono diventate un vero e proprio percorso urbano da scoprire passeggiando, soprattutto per i più piccoli, che si divertono a cercarle tra le vie del centro storico.

Il Ponte delle Penitenze e gli gnomi di Breslavia

Breslavia è la città di ponti, ma ce n’è uno che custodisce un’aura speciale: il Ponte delle Penitenze, sospeso a 45 metri d’altezza tra le torri della Chiesa di Santa Maria Maddalena. Conosciuto anche come “ponte delle streghe”, è legato a storie di giovani donne imprigionate per la loro frivolezza o condannate a vagare per aver anteposto i divertimenti al dovere, ma secondo un’altra versione della leggenda, potrete scorgere una cittadina di Breslavia imprigionata, Tekla, maledetta da suo padre per la sua ingenuità. Oggi, chi lo attraversa può scorgere la piazza centrale, la Torre del Municipio, la Chiesa di Santa Elisabetta e, addirittura, il bellissimo Ostrow Tumski, cuore antico e suggestivo della città.

A Breslavia però ci sono anche centinaia di minuscoli gnomi, le cui origini risalgono agli anni ’80, quando il movimento pacifico dell’Alternativa Arancione li scelse come simbolo ironico di resistenza contro il regime. Quei piccoli spiriti ribelli, nati come graffiti notturni, hanno trovato casa nelle strade della città, trasformandosi in statue di bronzo che oggi contano più di quattrocento esemplari, ciascuno con la sua personalità. Cercarli diventa una vera caccia al tesoro urbana, capace di trasformare ogni passeggiata in un gioco.

La Fontana di Nettuno e i segreti del tempo a Danzica

Davanti alla Corte di Artù, nel cuore di Danzica, si erge la maestosa Fontana di Nettuno. La leggenda racconta che, irritato dai cittadini che gettavano monete d’oro nella sua vasca, il dio del mare le colpì con il tridente, frantumandole in polvere dorata. Da quella magia nacque l’ingrediente segreto del Goldwasser, il famoso liquore alle erbe con scaglie d’oro. Visitare la fontana significa immergersi nell’anima marinara e mercantile della città, ma anche partire alla scoperta di un prodotto che da secoli rappresenta Danzica nel mondo.

Qui però c’è anche una leggenda all’interno della maestosa Basilica di Santa Maria, la più grande chiesa in mattoni d’Europa, dove si trova un orologio astronomico del XV secolo, costruito da Hans Duringer, le cui figure decorate sul quadrante – come il serpente con la testa di donna – e i complessi ingranaggi sembrano voler raccontare di antichi miti e simboli esoterici che avrebbero guidato l’artista.

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