
Arte e cultura
Sergio Ferroni
L’ immigrazione clandestina vista cogli occhi di un immigrato
Foto cover: Elisabetta Pamela Petrolati, Talal Khrais, Hosney Abdelaty, Bruno Scapini
Trattasi di un saggio che lo scrittore egiziano ha voluto dedicare a quanti lo hanno assistito nella sua drammatica esperienza prima di trovare in Italia quella tanto agognata regolare sistemazione. L’evento, sponsorizzato dalla nota Associazione di Amicizia Italo-araba Assadakah, da Welcome Association Italy, e da Diritti Umani, Cultura e Diplomazia, ha inteso affrontare con la presentazione del saggio,in una condivisa percezione del sotteso dramma umanitario, la problematica migratoria per coglierne i vari aspetti, ragioni, cause e motivazioni.L’esposizione fatta dall’Autore circa la sua personale avventura di viaggio in mare, si è rivelata in questa prospettiva particolarmente avvincente coinvolgendo una platea stimolata a conoscere, dalla viva voce del “migrante”, e nella straziante semplicità della sua narrativa,le difficoltà incontrate, i rischi affrontati e le emozioni provate. L’opera di Abdelaty, che ci risulta unica nel suo genere per essere scritta dalla mano di chi ha veramente vissuto il dramma della migrazione clandestina, colpisce non solo per la tematica affrontata, ma anche per la singolare impostazione che l’Autore ha inteso dare all’opera suddividendola – pur con le dovute interconnessioni – in due parti: la prima dedicata alla problematica della clandestinità migratoria, in cui mette in luce le negatività del fenomeno, e una seconda in cui viene messa in evidenza la propria personale esperienza vissuta in Italia. L’opera nel suo insieme acquista in ogni caso di valore nella duplice prospettiva del Paese di accoglienza e quello di provenienza: vuole infatti essere un atto di gratitudine dell’Autore nei confronti di chi lo ha assistito nella difficile fase di inclusione nella società italiana, come anche un monito per coloro che nutrono l’idea di abbandonare il proprio Paese, affidandosi alla migrazione clandestina, affinché si convincano della inopportunità e della inappropriatezza di una tale scelta. Più tecnico, e politicamente trascinante, l’intervento dell’Ambasciatore Bruno Scapini, peraltro firma della Prefazione al saggio di Abdelaty, il quale con profonda lucidità ha voluto affrontare la tematica della clandestinità migratoria per evidenziarne gli aspetti più deleteri sia come causa di inenarrabili drammi – con riferimento soprattutto al trafficking di esseri umani, quale fenomeno distinto dallo smuggling–sia come fattore di destabilizzazione socio-economica non solo nei Paesi di destinazione, ma anche negli stessi Paesi di provenienza per via del depauperamento che essi subiscono in termini di risorse umane necessarie al loro sviluppo. Emigrare – ha precisato l’Ambasciatore – deve essere una scelta personale dell’individuo. Non si può immaginare oggi – ha poi aggiunto con la forza evocativa della sua parola – di essere costretti a trasferirsi all’estero per motivi di sicurezza o di lavoro sfuggendo in tal modo a guerre, conflitti tribali, povertà o devastazioni naturali. Emigrare – ha precisato ancora il diplomatico - deve essere invece un diritto cui l’individuo sente di poter fare ricorso nella consapevolezza di operare una scelta autonoma quale diretta espressione della propria libertà. Perché ciò avvenga – ha concluso peraltro l’Ambasciatore – non basta lo spirito umanitario e di benevola accoglienza. Questo può servire ad acquietare una nostra esigenza etica semmai. Ma occorrerà ben altro. Sarà necessario – ha precisato - abbandonare la nefasta attitudine colonialista che ancora sopravvive presso certe opulente società occidentali e cercare, costruendola, una nuova governance mondiale che sappia affrontare le problematiche migratorie con il giusto senso dell’equità e della giustizia puntando allo sviluppo dei Paesi del Sud del Mondo affinché questi abbiano in loco le giuste opportunità di lavoro e di benessere. Del pari interessante è stato in questo contesto anche l’intervento del noto giornalista della Stampa Esterain Italia Talal Khrais, allineatosi sulla stessa linea di pensiero dell’Ambasciatore, che ha evidenziato gli effetti negativi dell’emigrazione per i Paesi bisognosi di lavoratori per i quali la “fuga di cervelli” si rivela un serio ostacolo sulla via dello sviluppo e dell’indipendenza economica. L’evento si è, infine,concluso con grande entusiasmo da parte del pubblico che ha potuto così assistere ad un evento letterario di ampio respiro politico, peraltro magistralmente condotto nei vari articolati interventi dalla moderatrice Elisabetta Pamela Petrolati, scrittrice e stimata nota poetessa.

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