
Arte e cultura
Sergio Ferroni
Giampietro Nattino, ricordo di Roberto Bilotti Museo Bilotti Villa Borghese
A fianco alle innumerevoli cariche apicali la sua vocazione culturale divenuta esempio eloquente di sapiente trasformazione di capitale economico in capitale simbolico di arte e cultura. Ruolo centrale nell’economia e nella vita collettiva ha fortemente investito nell'arte come valore pubblico, nella tradizione dei grandi banchieri della storia, dal Rinascimento ai giorni nostri. Furono proprio loro i pionieri del gusto con sempre maggiore centralità tradotta in interventi di impatto sociale e culturale.
Sulla scia della grande tradizione finanza-arte-cultura Giampietro Nattino ha contribuito alla continuità da Agostino Chigi, Cosimo e Lorenzo de Medici, Vincenzo Giustiniani, Jakob Fugger, Rothschild, John Pierpont Morgan, Giovanni e Alessandro Torlonia, Raffaele Mattioli. E' stato protagonista raffinato della cultura capitolina spinto dall'amore per progetti che ascrivono il suo nome tra i banchieri mecenati entrati nella storia dell'arte.
L'acquisto del piano nobile di palazzo Altieri che si affaccia su piazza del Gesù con gli affreschi di Canuti e gli stucchi di Maratti che era ridotto a magazzino di stoffe. Sapientemente ha restituito l'identità spaziale originaria con la fuga di saloni, restaurato amorevolmente gli spazi facendo rinascere alla dignità primaria il palazzo clementino. La passione per l'arte si è tradotta nella creazione di raccolte eccezionali che hanno ripristinato la vocazione culturale dell'edificio che ha saputo proteggere e valorizzare nell'interesse collettivo. Ha contribuito significativamente al ruolo testimoniato dalle banche italiane custodi della più grande entità privata del paese stimata in circa 300.000 opere e 1.000 palazzi storici, che li rendono fruibili e ne divulgano la culturalità assumendo i gravosi obblighi di conservazione e manutenzione, nonché i vincoli di destinazione, interpretando un prezioso ruolo sociale. Nattino rappresenta il prosecutore della migiore tradizione bancaria mecenatistica che contraddistingue quella italiana da mezzo millennio.
La scomparsa di Gianpietro Nattino è un grande dolore per chi lo ha conosciuto con il suo modo signorile, affabile, sorridente. È una perdita per l'intera citta', così lo ricorda commosso Roberto Bilotti, mecenate, filantropo direttore di vari musei, il suo nome vive nel suo operato, nella passione e nell'esempio di quello spirito di collaborazione proprio di Roma.

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