
Cinema e teatro
Sergio Ferroni
Il Teatro Porta Portese di Roma presenta "L’amore di Alda" Omaggio ad Alda Merini
“Siamo poeti, siamo un fede senza profeti, ma siamo poeti”. E di poeti e parole, di ricoveri in manicomio e diari, di amori e canzoni preferite si compone l’affresco in musica e poesia, “L’amore di Alda”. Il tributo ad Alda Merini, scritto e diretto da Alessandro Fea, sarà in scena il 28 e 29 gennaio al Teatro Porta Portese di Roma. Un intreccio di emozioni, tra musica, poesia e letteratura. Sul palco Ilaria Giambini e lo stesso Alessandro Fea alla chitarra, synth e loops. La parola narrata di Alda Merini, tra le figure più carismatiche nella poesia del Novecento, diventa suono in un percorso fatto dalla musica e dagli autori a cui era più legata e affezionata, da Celentano a De André, da Tenco a Endrigo. La pièce, che vuol essere un omaggio multimediale alla grande poetessa, porta in scena i suoi diari, il suo vissuto, le sue storie, le sue poesie tra cui “I poeti”, “La Cicala” e “Le mie figlie” scelte e sonorizzate nello spettacolo. Il tutto è intervallato dalle canzoni che Alda Merini amava, arrangiate in chiave sonora: “Pregherò”, “Io che amo solo te”, “Vedrai vedrai”, “Verranno a chiederti del nostro amore”, sono alcuni dei brani della musica italiana inseriti nello spettacolo. Il regista, Alessandro Fea: “Ho scelto di dare voce e suono alla visione dell’amore di Alda”. Nella creazione dello spettacolo, la scelta registica è stata quella di mettere al centro i diari e i racconti di Alda Merini. “Ho voluto dare voce e suono alla visione dell'amore di Alda, quello descritto spesso nei suoi diari, che trovo di una profondità e bellezza inaudita”, spiega il regista Alessandro Fea. “Il suo amore più profondo, più lacerante, più malato. Ma allo stesso tempo, il più vero, vivo ed elevato. Una visione dell'amore senza filtri". La narrazione è accompagnata da suoni, sonorizzazioni che rendono il “viaggio” dello spettatore coinvolgente e intrigante. Al centro della narrazione c’è il vissuto di Alda Merini: i due ricoveri in manicomio e il conseguente rapporto con i malati, con se stessa in quelle drammatiche situazioni, il suo rapporto con i suoi affetti. Un amore che lei ha visto vivere anche dalle persone, come lei, recluse, che la società riteneva folli, inadeguate, "malate". Il suo amore per le figlie, argomento su cui scrive poesie e pagine dei diari incredibilmente toccanti. Da queste esperienze della vita della Merini lo spettacolo si dipana in varie strade, toccando alcune sue poesie che rappresentano la sua visione del mondo, spesso anche ironica, dura e tagliente. “Ho scelto di fare un omaggio ad Alda Merini perché, teatralmente, il mio percorso di autore tocca e descrive spesso situazioni e personaggi ai limiti della società”, aggiunge Fea. “Emarginati, situazioni borderline, sono al centro della mia ricerca e del mio scrivere. Perché è lì che trovo la profondità umana, il sentimento puro, la genialità spesso nascosta, la sincerità senza filtri, ma sentita dal cuore. Ho usato la storia della Merini per aggiungere un altro segnale teatrale al percorso personale di ricerca di storie vissute ai limiti della società”. Alessandro Fea è musicista, autore e regista teatrale, esperto in Arti terapie integrate. Compositore di musiche, testi teatrali, nasce negli anni 90 con proprie produzioni. Nel suo lavoro, ama la ricerca tra suono e parola, in un richiamo a modelli sperimentali e drammaturgici quali Pasolini, Ruccello, ma anche Lou Reed e Patti Smith. Unendo anche la sua ricerca e lavoro nelle arti terapie, ha creato un proprio stile tra parola, musica, emozione che applica sia in ambito teatrale che musicale, lavorando da tempo anche nel campo delle sonorizzazioni e colonne sonore Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro di testi teatrali.

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