Musica
Nel giorno del solstizio d’estate, lunedì 21 giugno dalle ore 18, viene inaugurato nel cuore di Roma il Namuda Fest, un nuovo festival per celebrare la giornata mondiale della musica e quella dello Yoga,
Sergio Ferroni

Al via la prima edizione del “Namuda Fest” con Daniel Lumera e The Turban Project

La kermesse, diretta da Alessandro Longobardi e Rashmi Bhatt con l’Alto Patrocinio dell'Ambasciata indiana in Italia, apre con una serata gratuita che unisce musica e letture ispirative, con protagonisti il gruppo musicale The Turban Project e l’autore bestseller Daniel Lumera.

Namuda nasce come acronimo dei tre elementi portanti del festival: NAtura, MUsica, DAnza, che si incontrano e si uniscono in quest’evento unico. Il suggestivo parco, mai aperto prima al pubblico, (con ingresso in via delle Terme di Traiano, 4) apre i battenti a tutti coloro che vogliano partecipare a questa giornata speciale, che inizierà alle ore 18 con una sessione di yoga all’aperto.

Segue alle ore 19.30 l’attesissima presentazione con l’autore del nuovo libro La lezione della farfalla. 7 consapevolezze per rigenerarsi e scoprire un nuovo benessere, scritto a quattro mani per Mondadori dall’autore bestseller e docente Daniel Lumera, riferimento internazionale nelle scienze del benessere e nella pratica della meditazione, e dalla scienziata di Harvard Immaculata De Vivo, fra le massime esperte al mondo nel settore dell’epidemiologia molecolare, della genetica del cancro e nello studio dei telomeri. Un’opera che insegna ad affrontare piccoli e grandi cambiamenti della vita e a trasformarli in un motore straordinario di salute, realizzazione e rinascita.

Un momento altamente suggestivo e profondamente emozionale di musica, parole e silenzi, dove la voce di Lumera si alterna e si fonde con le sonorità di The Turban Project – Noureddine Fatty, Massimiliano Cocciolo e Rashmi Bhatt – gruppo musicale che attraversa le poliritmie complesse di Bhatt, le table indiane e i fiati dell’Africa nera.

Racconta Daniel Lumera: «Possiamo ritrovare il ritmo della vita, che l'essere umano ha perduto in una società frenetica basata sul fare, sull’avere e sull’apparire,proprio nell'intelligenza del cuore di ognuno di noi .Per poterla riconoscere e seguire abbiamo bisogno di contesti di ascolto come lo è questo incontro. Ed è per questo che abbiamo unito i tre pilastri del sentire: musica, silenzio e parole,affinché siano ponti tra l’essere umano e le proprie esigenze più profonde. Strumenti per riconoscersi e riconoscere quello stesso ritmo naturale presente in ogni cosa e aspetto della vita. Questo evento, che cade nel giorno del solstizio d’estate, sarà un momento di celebrazione del ritmo della vita e della sua sacralità. Le mie parole, la musica dei maestri di The Turban Project e il silenzio della meditazione ci permetteranno di essere insieme nell'ascolto dell'esistenza e della sua meraviglia».

Questo sarà il primo evento di una serie di incontri che avverranno nel corso dell’estate.

Sottolinea Alessandro Longobardi: «Si dice che dopo questa pandemia la vita non sarà più come prima. È probabile.

Ma com’era prima la nostra vita? Parrebbe insostenibile. Possiamo cogliere, nella disgrazia, una forza che muove il cambiamento. Dopo le lacrime versate per le migliaia di vittime, viene il tempo del silenzio utile a meditare e ipotizzare una revisione del nostro modo di vivere; possiamo fare tesoro del vissuto recente. Il nostro modello di sviluppo economico consuma troppe risorse e inquina, dimenticando che esiste un equilibrio, tra natura e uomo, da rispettare. L’antropocentrismo va superato. La tecnologia ha reso il confronto uomo natura impari e siamo diventati una specie infestante. Ci vuole un rinascimento culturale. Inoltre, dopo essere stati rinchiusi per mesi, con tutte le restrizioni alla nostra libertà, si esplicita l’importanza delle relazioni umane in presenza e di quanto queste possano qualificare l’ambiente culturale. Le arti come la musica, la danza, il teatro e tutte le attività culturali generano quell’energia che ci rende felici che ci libera dalle nostre ansie, concorrendo ad arricchire il nostro essere. Queste brevi riflessioni hanno promosso una curiosa ricerca di un qualcosa che potesse evocare un tempo primordiale, coniugando l’arte e la natura. Una radice da cui germogliano frutti di saggezza.

Abbiamo così coniato una nuova parola: Namuda il cui suono, ripetendola, può avvicinarsi a questa ricerca. Natura, musica, danza. Il corpo e le sonorità che si fanno linguaggio, prima della parola; sono una base del dialogo tra culture diverse.

Il nostro mantra potrebbe essere: ascolta il respiro del mondo. Per disintossicarsi dai tanti contenuti spazzatura, dove ognuno si sente in dovere di dire qualcosa rincorrendo un consenso spesso futile. Namuda è un immaginario per ricercare benessere psicofisico. Un invito ad ascoltare per evitare di essere vittime di un sistema che manipola abilmente la platea degli ingenui. Ascoltare il respiro del mondo è anche un invito a meditare».

 

 

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