Arte e cultura
Il titolo trae ispirazione dall’omonimo libro di Alberto Savinio, pubblicato nel 1944 e pensato come tributo alla città di Milano in uno dei momenti più drammatici della sua storia, durante la seconda guerra mondiale.
Sergio Ferroni

Magazzino è lieta di presentare Ascolto il tuo cuore, città, una mostra collettiva che riunisce i lavori di Elisabetta Benassi, Jonas Dahlberg, Gianluca Malgeri & Arina Endo, Sze Tsung Nicolàs Leong e Leonardo Magrelli.

I lavori scelti per la mostra riflettono una serie di approcci differenti al tema della città, immaginando spazi architettonici ed interni intesi come l’estensione di uno spazio mentale. In quest’ultimo anno, sia i confini limitati delle nostre abitazioni che gli spazi aperti delle città sono stati fortemente connotati dalla nostra percezione personale, ridelineata dai cambiamenti e dalle trasformazioni che le nostre vite hanno subìto da un punto di vista individuale e collettivo. Le opere esposte tracciano una linea che si muove fra una dimensione intima e una quasi universale, entrambe connesse dal tentativo da parte degli artisti di immaginare e ripensare contesti quali casa, città, spazio, luogo e realtà.

Il trittico di Elisabetta Benassi Smog (2020) consiste di tre acquerelli che riproducono il retro di altrettante fotografie (prese dagli archivi delle agenzie di stampa), il cui soggetto è l’inquinamento nelle città americane. Attraverso un riferimento alla pittura di paesaggio, seppur in una interpretazione minimale – le opere consistono essenzialmente in monocromi grigi – l’opera richiama il complesso dibattito dell’impatto umano sul pianeta e sull’ambiente. Ascolto il tuo cuore, città (2021) ripropone la pratica, ben radicata nel lavoro di Benassi, dell’objet trouvé e della sua riscrittura in termini di potenziale poetico. Una copia della prima edizione del libro di Savinio che dà il titolo alla mostra, è incastrata su uno strano portapacchi ad un manubrio di bicicletta, tra il riferimento, evidente, ai mezzi di spostamento quotidiano e ironiche allusioni anatomiche e animali.

I video di Jonas Dahlberg Untitled (Horizontal Sliding) e Untitled (Vertical Sliding), rispettivamente del 2000 e 2001, riproducono l’interno di abitazioni vuote in maniera enigmatica e suggestiva. Il movimento della telecamera svela lentamente una stanza dopo l’altra, evocando luoghi che risultano al contempo familiari ed estranei; una luce ambigua filtra tra porte socchiuse che non lasciano intuire presenza alcuna. L’apparenza, come sempre nel lavoro di Dahlberg, cela ad un meccanismo complesso e maniacale di riproduzione della realtà. Ciò che sembra un montaggio di riprese di un luogo indefinito è in realtà il filmato continuo di un labirintico set – costruito su modelli circolari – che la telecamera percorre in orizzontale e in verticale e in cui, in una sorta di speculazione del modello panottico, è impossibile stabilire un reale punto di osservazione.

I lavori di Gianluca Malgeri & Arina Endo, che comprendono collage e scultura, sono il frutto di una ricerca sui playgrounds iniziata nel 2013. Questa curiosità ha portato ad una ampia documentazione, nonché il punto iniziale di una serie di collage che ha tracciato la successiva – e naturale – direzione del progetto verso la tridimensionalità, attraverso la scultura, direttamente collegata alle immagini assemblate. Mentre le prime articolazioni del lavoro erano legate a strutture statiche ed isolate, percepite quasi come citta` o isole impossibili, con il passare degli anni le opere hanno abbracciato una dimensione comunicativa e combinatoria, nella quale i singoli oggetti possono essere facilmente identificati come elementi organici di un “insieme”.

Storia della Storia di Sze Tsung Nicolàs Leong e` una serie di fotografie in bianco e nero (accompagnate da testi) realizzata in collaborazione con Judy Chung, nel corso della sua residenza all’American Academy in Rome nel 2019. Le fotografie ritraggono principalmente interni italiani e che tracciano uno spaccato di storia dall’antichità ad oggi, Il lavoro ci permette di osservare un’immagine più ampia, interconnessa, di tempo e storia, una narrazione in fieri che rivela come il modo in cui si intende il tempo sia mutato nel corso della storia. Insieme, fotografie e testi illustrano come le tracce fisiche e concettuali di epoche diverse esistano simultaneamente oggi, e come aspetti del passato siano stati dislocati nel presente: in sostanza, come alcuni tempi e storie possano esistere in altri tempi e storie.

West Of Here (2020) di Leonardo Magrelli è invece una serie di vedute in bianco e nero della città di Los Angeles, realizzate a partire dal celebre videogioco Grand Theft Auto V; il limite tra la realtà dei luoghi evocati nelle immagini e la artificialità delle immagini in grafica tridimensionale è il territorio entro cui Magrelli circoscrive la sua ricerca, la ricollocazione di luoghi evidentemente “riconoscibili” ma, di fatto, virtuali, in un ambito fotografico.

Sugli artisti

Elisabetta Benassi (Roma, 1966, vive e lavora a Roma). Attraverso l’uso di riferimenti culturali, politici, psicoanalitici ed artistici al XX secolo come alle più importanti e controverse questioni contemporanee, Elisabetta Benassi realizza opere che si muovono  attraverso uno spazio difficile, quello dei nostri tempi. Si inserisce nella tradizione concettuale, facendo uso di molteplici medium e tecniche che riprendono le pratiche artistiche del ventesimo secolo, la sua storia personale ma anche più ampie tematiche politiche e culturali, includendo la psicoanalisi e la memoria culturale. Ciò che emerge nel suo lavoro e` un esame critico dell’identita` contemporanea e della condizione di modernità.

Jonas Dahlberg (Uddevalla, 1970, vive e lavora a Stoccolma). Dahlberg è conosciuto per le sue video installazioni che abbracciano la sua fondamentale ricerca su come analizzare luoghi e realtà spaziali. Dal 2000 ha sviluppato una serie di video che consistono in lenti movimenti all’interno di spazi architettonici. I video sono creati a partire da modellini in scala poi filmati con tecniche sperimentali. In aggiunta al video e alla video installazione, la sua pratica include lavori di arte pubblica, sculture, progetti editoriali e fotografici. Dahlberg è il fondatore dello studio e laboratorio di ricerca OF PUBLIC INTEREST (OPI), che osserva opere d’arte, strategie artistiche e metodi di ricerca all’interno di luoghi comuni.

Sze Tsung Nicolàs Leong (Città del Messico, 1974, vive e lavora a Los Angeles). La sua pratica visiva si concentra su come vediamo, capiamo e apparteniamo al mondo: se è assemblando insieme un nuovo paesaggio che ci si interroga su come dividiamo il vicino e il lontano, straniero e familiare, come nella sua serie Horizons; se rivelando il corso della storia attraverso gli spazi, come nella serie Storia della Storia; o se indagando territori sconosciuti di nuove riconfigurazioni politiche geografiche, come nella sua serie Atlas.

Gianluca Malgeri & Arina Endo (Reggio Calabria, 1974 e Hyogo, 1983, vivono e lavorano tra Firenze e Tokyo). Malgeri si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e successivamente frequenta una Master Class in arti visive allo IUAV di Venezia. Nei loro lavori, Malgeri e Endo combinano immaginari che appartengono a culture differenti e a periodi storici separati. E’ possibile pensare alla loro ricerca come una sorta di “archeografia”, intesa come la facoltà di reinterpretare immagini che sono fondamentali nella nostra cultura, ricontestualizzandole in un universo di suggestioni alterate.

Leonardo Magrelli (Roma, 1989, vive e laora a Roma). Dopo aver conseguito una laurea in Design e Architettura, ha iniziato a lavorare come graphic designer. Una certa apertura alla manipolazione e al riutilizzo delle immagini, come la particolare attenzione alla ricerca piuttosto di una predilezione verso l’istintualità, sono caratteristiche rimaste ben visibili nella sua pratica artistica anche dopo la conversione alla fotografia. La consapevolezza della natura ibrida e ambigua delle immagini, è di fatto un costante sottotesto nelle sue fotografie, che si diversificano per l’approccio alle volte concettuale e altre più documentaristico.

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