Arte e cultura
Dal 3 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021 esposti otto arazzi e otto aquiloni in carta che omaggiano il Giappone e delineano un ponte tra tradizioni artistiche diverse.
Sergio Ferroni

Alla Casina delle Civette il mondo fluttuante di Anna Onesti e le sue opere su carta.

La Casina delle Civette, Musei di Villa Torlonia, ospita dal 3 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021 la mostra “Un mondo fluttuante. Opere su carta di Anna Onesti”, che presenta otto arazzi e otto aquiloni in carta giapponese, frutto del recente lavoro dell’artista che da oltre venti anni approfondisce tradizioni artistiche diverse e spesso lontane. 

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio della Fondazione Italia Giappone, è a cura di Alessia Ferraro e Maria Grazia Massafra. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Anna Onesti è un’artista, dal percorso complesso e articolato, che ha collaborato con importanti istituzioni internazionali impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale. I suoi lavori sono realizzati su carta washi, “carta giapponese”, utilizzando tecniche decorative ispirate alla tintura tradizionale dei tessuti e apprese nei suoi periodi di studio in Giappone, come l’itajimezome, lo shiborizome e il katazome.

La storia della carta in Giappone affonda le sue radici in epoche lontane grazie ai contatti con la Cina tramite la Corea e grazie all’avvento del Buddhismo, introdotto ufficialmente nel 552. Il termine washi indica varie tipologie di carta che si differenziano per tecniche esecutive e per tipo di fibre utilizzate. 

Le opere in mostra, sia gli arazzi che gli aquiloni, sono realizzate impiegando carta washi ottenuta dalla lavorazione delle fibre di kozo e colori di origine vegetale come il blu dell’indigofera tinctoria (ai), il viola del legno del Brasile (suwo), il rosso delle radici di robbia (akane), il giallo dell’albero di Amur (kihada), il bruno dei frutti dell’ontano (yashiya), il verde delle noci di galla (fushi), il nero dell’inchiostro di carbone (sumi). Le fibre della carta washi, lunghe e morbide, hanno la capacità di trasmettere alle materie impiegate profondità e di donare alle macchie di colore e alle tracce dei segni una foschia leggera che addolcisce i contorni e smussa i tratti trasformando il colore in materia pulsante. I procedimenti tecnici utilizzati – l’impronta, il ricalco, la tintura per piegatura o per legatura – permettono all’artista di replicare le sue forme stabilendo un ritmo che assume una cadenza meditativa ricca di rimandi, di assonanze, di echi. 
Un’opera, quella di Anna Onesti, che, partendo da un’estrema aderenza ai materiali utilizzati, cerca di affermare un’esperienza sensoriale del sentire ottico e fisico del tutto originale, grazie anche all’uso di una manualità che sembra sfociare in una ritualità senza tempo. 

La carta di produzione artigianale conserva ancora oggi in Oriente una tradizione manifatturiera straordinariamente viva, così come l’impiego dei colori naturali che oggi sono tornati ad essere prodotti anche sui nostri territori. Questi materiali, con le loro particolarità e le loro polivalenze, hanno tutte le caratteristiche per adattarsi ad un mondo tecnologico molto diverso da quello delle loro origini. La mostra dunque vuole riflettere anche su queste materie preziose e uniche il cui sviluppo dipende molto dalla qualità dell’ambiente e dal suo giusto equilibrio ecologico.

Biografia
Anna Onesti è nata nel 1956 a Rocca di Papa (Roma) e ha studiato presso le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi in Scenografia con Toti Scialoja e in Decorazione con Francesco Casorati. Ha svolto parte della sua formazione artistica a Torino. Funzionario Restauratore Conservatore presso l’Istituto Centrale per la Grafica, ha collaborato con importanti istituzioni internazionali impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale. Nel 1985 collabora con il Museo Nazionale d’Arte Orientale al restauro di un nucleo di stampe Ukiyo-e provenienti dal Museo d’Arte Orientale di Venezia ed esposte nella mostra “Il Mondo di Eizan”; nel 1985 frequenta il Corso Internazionale sui metodi di conservazione delle opere d’arte orientali organizzato nella sede romana dell’ICCROM (International Centre for the Study of the Preservation and Restauration of Cultural Property). A seguito di queste esperienze coltiva un costante interesse circa i metodi di restauro orientali, studi coronati nel 1994 dalla partecipazione al Corso Internazionale “JapanesePaperConservation” svoltosi a Tokyo e Kyoto, organizzato dall’ICCROM e dal TNRICP (Tokyo National ResearchInstitute of Cultural Properties). Un secondo viaggio in Giappone e poi viaggi in India e in Indonesia la portano ad interessarsi alle tecniche di tintura e di decorazione delle carte orientali. Nel 2004 l’artista inizia a realizzare con le carte orientali degli aquiloni (immagini del cielo) basando la loro costruzione anche su tipologie derivate da forme tradizionali giapponesi. Notevoli mostre e pubblicazioni scientifiche hanno costellato il complesso percorso di quest’artista, che incrocia conservazione e riflessione teorica, nel nome di un “fare” delicato e consapevole legato alla manualità del restauro di carta e di un deciso “pensare” all’arte come evocazione di sentimenti. 

Nell’ambito della mostra si svolgeranno alcuni eventi collaterali che saranno fruibili in modalità a distanza o secondo le prescrizioni delle leggi in vigore: il calendario degli appuntamenti verrà comunicato in data prossima all’apertura della mostra. 
 

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