Eventi
Sergio Ferroni
Pier Luigi Del Viscovo ha presentato nella splendida location di Palazzo Rospigliosi l’8° Summit della mobilità.
Il convegno organizzato e moderato da Pier Luigi del Viscovo, ha affrontato diverse tematiche sul mondo della mobilità, della telematica dei trasporti e della sicurezza.
Nel decennio che ha visto le famiglie e le imprese attraversare la crisi più dura dal dopoguerra, la domanda di auto è risultata alla fine più tonica rispetto a dieci anni prima, con quasi 4,9 milioni di auto acquistate dagli italiani, tra nuove e usate, rispetto ai circa 4,6 del 2010, con una crescita superiore al 6%.
In valore il quadro è stato ancora più positivo, con un 2019 chiuso a 39,6 miliardi netti contro i 33,4 del 2010, pari a un apprezzamento che sfiora il 19%.
Sicuramente, la strategia di puntare sul prodotto innovativo, i SUV, ha pagato. Innanzitutto, dando ai clienti un valido motivo per cambiare l’auto che altrimenti avrebbero sostituito a un ritmo più lento.
In più, consentendo un lift di spesa che ha dato più margini alla filiera.
Il decennio appena iniziato invece si preannuncia pieno di incognite, a causa delle forzature di legge.
L’auto in Europa ormai è fuori dal modello economico di mercato, dato che i clienti non guidano più le scelte ma le subiscono. Resta da vedere se la domanda terrà ovvero si ripiegherà.
Una ricerca di Deloitte condotta a livello mondiale evidenzia che 7 acquirenti su 10 non vogliono spendere cifre elevate per i sistemi delle auto connesse.
Why-pay-more? è sempre una buona domanda di marketing, per quanto poco frequentata in tempi di corsa al ribasso, di pay-less.
Deloitte, una società di consulenza, l’ha posta a circa 35.000 automobilisti di 20 paesi, con riferimento alle dotazioni di tecnologia avanzata per le auto. La risposta, contenuta nel 2020 Deloitte Global Automotive Consumer Study presentato in occasione del CES di Las Vegas, è stata di un netto rifiuto a sborsare più di 400 euro per le innovazioni oggi di moda. Con ovvie differenze tra paese e paese, in media il rifiuto più elevato, intorno a sette su dieci, è toccato all’infotainment, con buona pace di chi pensa che questo sia il terreno di competizione per vendere le macchine. La piazza d’onore spetta alla connettività, per cui sei su dieci non supererebbero quella cifra. Anche la tecnologia legata alla sicurezza non riuscirebbe a far aprire il portafoglio di oltre 400 euro a un automobilista ogni due, allo stesso livello dell’autonomia di guida, qualsiasi cosa essa significhi.
Dietro le medie, si sa, si celano le differenze. A grandi linee, le posizioni di chiusura sono molto marcate tra i tedeschi e gli americani e meno tra i cinesi e gli indiani, con giapponesi e coreani a metà, quasi combattuti tra la maturità dei consumi e l’amore per le tecnologie. Ad esempio, i consumatori convinti che una maggiore connettività porti dei vantaggi sono in Germania il 36%, contro il 76% della Cina e l’80% dell’India.
Quanto pagherebbero per un’auto che fosse in grado di comunicare con le altre e con le infrastrutture, la cosiddetta connettività V2V e V2I, per migliorare la sicurezza? In Germania, il 46% dei rispondenti niente e il 38% poco. In America, 31% e 41% rispettivamente. In Cina e in India, quelli che pagherebbero poco sono più o meno sugli stessi livelli, al 35 e al 41%, mentre il grosso dei rispondenti pagherebbe più di qualcosa: il 60 e il 53%, rispettivamente.
I numeri delle ricerche vanno presi con le pinze, è vero, ma qualche indicazione generale se ne può ben ricavare.
Innanzitutto, la freddezza verso queste tecnologie, che diventa gelo in occidente, porta a chiedersi se per caso non siano superflue, se cioè gli automobilisti non sentano di averla già, la connessione e l’infotainment, nella tasca destra, dove sta lo smartphone. Molti trovano più facile usare il navigatore di Google che quello dell’auto, lo sappiamo. Dunque, perché pagare per qualcosa che ho già?
Tuttavia, restano pur sempre differenze marcate tra i mercati di nuova motorizzazione e quelli più maturi. Come noi negli anni ’60 e ’70 ci appassionavamo a un carburatore a doppio corpo, che era la tecnologia dell’automobile, oggi quegli stessi automobilisti prestano attenzione alla tecnologia che gli si propone. Proprio questo è un punto su cui i costruttori dovrebbero riflettere. Il carburatore era parte essenziale dell’auto, che senza nemmeno camminava, e lo costruivano loro, con brevetti e competenze. L’infotainment e la connettività invece, oltre ad essere ancillari alla funzione del veicolo, sono fuori dal dominio industriale dei costruttori di automobili. Competere su questi sistemi, oltre a mettere la dipendenza stessa dell’industria nelle mani di altre industrie, trasmette ai clienti l’idea che le auto, a parte queste tecnologie, siano tutte uguali e anche banali. Cosa falsa, visto che sono ancora tra gli oggetti più complessi e difficili da costruire.
Lo studio Deloitte fornisce anche alcune indicazioni interessanti sulla mobilità. Per gli automobilisti di ogni parte del Mondo il modo di gran lunga più efficace per ridurre il traffico è aumentare l’uso del trasporto di massa: lo indica quasi un rispondente su due, con la sola eccezione dell’India, dove appena uno su cinque è di questo avviso.
Ultimo ma non meno importante, il dato sull’uso di una mobilità multimodale. In media, uno ogni due sostiene che solo raramente ricorre alla combinazione di più mezzi nello stesso spostamento. Invece, quelli che non vi ricorrono mai sono una percentuale consistente in occidente, intorno a un terzo, ma una minoranza in oriente, intorno al 10%. Poter usare un solo mezzo di trasporto è un privilegio riservato a quelli che abitano e lavorano vicino a una fermata di bus/metro, oltre a coloro che salgono in macchina sotto casa e scendono sotto l’ufficio.
Il 2018 annovera tra le vittime della strada anche le 43 persone decedute nel crollo del ponte Morandi, che forse non sono propriamente ascrivibili alla circolazione. Nonostante quelle, il numero è in diminuzione costante. La mancata precedenza all’incrocio e la velocità sono tra le prime cause di incidente, dietro però la semplice distrazione alla guida.
L’indice viene puntato sull’uso del telefonino, che infatti è consentito solo con il vivavoce, in modo da lasciare le mani libere. Ma davvero sono le mani il problema? Sicuramente, le mani vanno tenute sul volante. Tuttavia, l’impressione è che il vero punto siano gli occhi, non le mani. Oggi un telefonino non chiede tanto di essere retto con una mano, quanto di essere osservato e toccato. E non solo il telefonino. Ormai ogni auto è dotata di un touch screen per molteplici funzioni, dal clima al navigatore alla musica. Solo alcuni comandi sono pure al volante.
Chi guida sarà sempre più connesso, non meno. Dunque, è bene che si diffonda presto nelle macchine la tecnologia dei comandi vocali, ormai sofisticatissima, come ci ricorda Alexa. Salverà vite umane.
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