Cinema e teatro
Il film finisce all' “Indice dei film proibiti”
Nancy Velardita

Barbie, da bambola rassicurante a strega da bruciare sul rogo.

Barbie, come il filosofo sofista Socrate, corruttrice della gioventù e promotrice di cattive abitudini che attentano alla fede tradizionale e alla morale comune.  Barbie, da iconica bambola, principessa “trendy” e protagonista rassicurante dei sogni di ogni bambina, a strega pericolosa da bruciare sul rogo.

 Il film “cult” dell'estate 2023, campione d'incassi, continua a macinare record al botteghino ed ha superato il miliardo di dollari al box office internazionale. ln Italia il lungometraggio è ormai nelle sale dal 20 luglio ed in quelle americane dal giorno successivo.  A frenare la corsa ai record, tuttavia, la scure della censura in qualche paese.   La pellicola della regista e sceneggiatrice Greta Celeste Gerwig,interpretata magistralmente da Margot Robbie e Ryan Gosling, aveva subito il blocco della distribuzione  in Vietnam, per non innescare rancori geopolitici, a causa di una "controversa" mappa geografica riprodotta in una scena, e tale immagine era stata oscurata anche  nelle Filippine.  In un passaggio del film vengono mostrate, infatti, linee di demarcazione tra territori rivendicati dalla Cina “imperialista” nel Mar meridionale, escludenti indirettamente la sovranità di altri paesi, soprattutto il Vietnam. Il film è stato bandito in Libano e, dal giorno 10, anche in Kuwait.  Secondo quanto annunciato  dalle autorità dello stato petrolifero del Golfo,in Kuwait  il film è stato vietato in quanto  «attenta alla pubblica morale».  Così si è espresso Lafi Subaïei, Presidente del comitato di censura cinematografica, per come emerge dall'agenzia di stampa ufficiale Kuna.

Tale  “ Indice dei film proibiti”,  collegato al ministero dei media, punta a  «vietare tutto ciò che mina la morale pubblica, l'ordine pubblico e le tradizioni, introducendo idee straniere nella società».   Lafi Subaïe, senza però fornire dettagli sui passaggi in questione, ha aggiunto che prima di prendere la decisione, le autorità avevano chiesto la «rimozione di certe scene oscene che incoraggiano comportamenti inaccettabili». 

In Kuwait  lunedì scorso era finito nelle maglie della censura  «Talk to me», il film horror australiano interpretato da Zoe Terakes, attore transgender che si identifica come non binario, benché nella pellicola non compaiano riferimenti espliciti al movimento Lgtb+.

Nel paese dei cedri, il Ministro della cultura libanese Mohammad Mourtada ha  chiesto la messa all’ Indice  della programmazione di Barbie, prevista per il 31 agosto. Nel suo intervento Mourtada ha  elencato, nel dettaglio, le motivazioni che giustificano  la sua richiesta:   “Barbie promuove l'omosessualità e il cambio di genere, sostiene il rifiuto della paternità, mina e ridicolizza il ruolo della madre e mette in discussione la necessità del matrimonio e della genitorialità”.

A quanto pare il film presenterebbe un modello “femminista” di emancipazione  ed  implementerebbe la “ fluidità”,  ponendosi contro la fede e la propaganda. La creatura della Mattel, infatti, compie un percorso di autodeterminazione  (il protagonista maschile, il mitico  Ken, ne esce malconcio!), e da bambola-oggetto si trasforma in creatura  viva, non necessariamente perfetta, forse trasgressiva, ma certamente inclusiva, libera  e più forte.  Sarebbe rea, pertanto,di ostacolare la campagna contro  l’omosessualità  e contro “l'essenza”  arcobaleno,  promossa recentemente dal movimento  sciita Hezbollah.  E’ il Medioevo, nel giro vorticoso dei  “Corsi e ricorsi storici “ del Vico?

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